Galleria X3

Fotografia contemporanea

EZIO FERRERI | IN SICILIA. CRONACHE DEL PAESAGGIO ULTIMO
a cura di Salvatore Davì

In Sicilia. Cronache del paesaggio ultimo ripercorre trent’anni di storia naturale e paesaggistica della Sicilia. Il progetto fotografico, tratto dall’archivio di Ezio Ferreri, apre le valvole dell’immaginario e permette di varcare quel limite che delinea le reti urbane dell’isola. Una narrazione, un dialogo tra uomo e natura, che il fotografo porta avanti con la consapevolezza di appartenere a una società che si è dimenticata della dimensione tattile del paesaggio rinunciando ad immergersi profondamente nello spazio con il corpo, e affidando a moduli prestabiliti gli spostamenti quotidiani (strade, autostrade, etc.); solo alla vista è rimasta la responsabilità della conoscenza dei luoghi. Il progetto è una cronaca del paesaggio siciliano più recente, un diario di viaggio attraverso uno sguardo che non è tiranno, e che si riconcilia con il cammino. Gli scatti di Ferreri sondano il concetto di limite oltre al quale l’intervento dell’uomo è marginale o si presenta come una concrezione affine all’ambiente dove si innesta. Il viaggio comincia dal vulcano Etna, luogo concreto e ancora fenomenicamente presente, che però è, al contempo, arcaico e depositario di un immaginario di saperi che la nostra attività cognitiva ha sedimentato da millenni. Comincia ad emergere la mappa della Sicilia, ma non si tratta di una geografia lineare, bensì di una cartografia che procede a ‘macchie’ e sintetizza il continuum spaziale dell’isola. Dall’Etna si giunge alle cave, dove l’intervento dell’uomo sembra quasi fare il vezzo ai processi sismici della terra, e a quelli di erosione e cristallizzazione di rocce e minerali: le cave di Sciacca, quelle delle isole di Favignana e di Lipari, si presentano come il contraltare addomesticabile del paesaggio lavico etneo. Le fotografie che si mostrano come icone naturali arricchite da implicazioni simboliche; immagini che affidano il bisogno primigenio d’orientarsi alle nostre capacità proiettive, senza nessun superfluo ammiccamento estetico. In Sicilia è un viaggio etnografico dove il paesaggio diventa una modalità innata del pensiero. Gli elementi della ricerca sembrano seguire le tracce di un’idea che fa della Sicilia un paesaggio completo e stratificato, dalla storia alla geologia; come nel diario di viaggio di Bruce Chatwin, In Patagonia, la terra percorsa si estende in una ricerca quasi leggendaria che presenta livelli antropologici primari. I costoni argillosi nel territorio di Agira, La rocca Sant’Otiero a Petralia Sottana, I faraglioni di Acitrezza, sono spazi densi di sinuosità che, come monoliti della memoria e ancore di organizzazione spaziale, si connettono alle grandi distese dei campi arati di Catenanuova, Ravanusa e della Sicilia centrale. La geometrica costruzione fotografica ricalca l’azione mietitrice e approda alla caccia dell’uomo, presenza che è solo accennata. L’obbiettivo diventa strumento di caccia che trova le scorie di una cultura, elementi di snodo tra natura e società: Il Castello di Sperlinga, Il Castello di Mussomeli e Il Castello di Montechiaro sono un salto semantico che accosta la semiotica dalle cave a quelle dell’architettura; emerge anche il mare come placenta e orizzonte tagliato da “trazzere” e strade sterrate Il cammino di Ezio Ferreri termina con un’ultima coordinata che orienta lo sguardo verso l’astrazione: l’autostrada, elemento che ha brutalmente semplificato lo spazio tridimensionale riducendolo a uno scenario dove il paesaggio, paradossalmente, non serve più a orientarsi ed è irraggiungibile, tranne che allo sguardo.

Salvatore Davì